Proteste contro Facebook: l’accusa di Jacopo Fo
La protesta di Jacopo Fo
Jacopo Fo, figlio del premio Nobel Dario Fo, ha denunciato pubblicamente il crollo drastico della visibilità della sua pagina Facebook, passata da 23,5 milioni a meno di 200mila contatti al mese. Questo calo vertiginoso è stato attribuito dallo stesso Fo al supporto dimostrato verso le idee di Papa Francesco riguardanti i conflitti in Medio Oriente. In particolare, Fo ha sostenuto che la sua posizione critica sia nei confronti di Hamas che del governo israeliano abbia portato Facebook a penalizzare i suoi contenuti, rendendoli quasi invisibili.
Censura sui contenuti pacifisti italiani
Fo ha messo in luce come la penalizzazione dei suoi contenuti critici contro Hamas e il governo israeliano non sia un caso isolato, ma coinvolga numerosi pacifisti italiani che si sono trovati nella stessa situazione. Questo fenomeno, secondo Fo, evidenzia una presunta politica censoria da parte di Facebook nei confronti di contenuti che esprimono opinioni contrarie o critiche nei confronti di determinati attori politici o sociali.
Libertà di parola e ruolo di Facebook
Jacopo Fo ha accusato Facebook di esercitare un potere decisionale unilaterale e arbitrario, limitando la libertà di espressione degli utenti senza fornire spiegazioni o possibilità di difesa. Secondo l’accusatore, questa prassi violerebbe i diritti degli utenti e ignorerebbe le normative europee volte a garantire una tutela dei diritti online. Fo ha quindi messo in discussione il ruolo di Facebook come servizio pubblico e ha sottolineato la responsabilità della piattaforma nel rispettare i principi di democrazia e libertà di espressione.
La protesta di Jacopo Fo contro Facebook, motivata dalla presunta censura posta sui suoi contenuti critici, solleva importanti questioni riguardanti la libertà di parola online e il potere delle piattaforme social nell’influenzare il dibattito pubblico. La vicenda evidenzia la necessità di un costante monitoraggio e regolamentazione delle pratiche di moderazione dei contenuti online, al fine di garantire un equilibrio tra la tutela dei diritti degli utenti e la gestione responsabile delle piattaforme digitali.