Solidarietà con le famiglie degli ostaggi e la comunità di Israele
Il padiglione israeliano esprime solidarietà attraverso la chiusura
Il padiglione di Israele alla Biennale Arte di Venezia, che doveva aprire oggi, resterà chiuso “fino a che non sarà pattuito un cessate il fuoco e non saranno liberati gli ostaggi” sequestrati da Hamas lo scorso 7 ottobre. È l’annuncio comparso questa mattina su un cartello esposto all’esterno dello stesso padiglione israeliano.
La decisione del curatore e dell’artista Ruth Patir non è quella di cancellare l’esposizione “ma una scelta di solidarietà con le famiglie degli ostaggi e la grande comunità di Israele che chiede un cambiamento”.
Solidarietà con le famiglie degli ostaggi
La chiusura come gesto di solidarietà e attenzione
Il padiglione israeliano esprime tramite chiusura
Il padiglione di Israele alla Biennale Arte di Venezia ha deciso di restare chiuso come segno di solidarietà con le famiglie degli ostaggi e in risposta alla richiesta di un cambiamento da parte della comunità israeliana. La decisione del curatore e dell’artista Ruth Patir di non cancellare l’esposizione, ma di chiudere temporaneamente il padiglione, è un gesto simbolico che vuole rappresentare un sostegno concreto alle persone coinvolte nel tragico evento avvenuto lo scorso ottobre.
La scelta di solidarietà
Un gesto importante di attenzione e vicinanza
Il padiglione israeliano come manifestazione di sostegno
La solidarietà con le famiglie degli ostaggi e la comunità israeliana è al centro della decisione di tenere chiuso il padiglione di Israele alla Biennale Arte di Venezia. Si tratta di un gesto che va oltre la mera esposizione artistica, trasformandosi in un segno tangibile di vicinanza e preoccupazione per coloro che sono stati coinvolti nella situazione di crisi.