La proposta di emendamento presentata dal relatore Gianni Berrino al ddl sulla diffamazione prevede l’introduzione di un nuovo articolo, il 13-bis, alla legge sulla stampa. Secondo questa modifica, chi attribuisce con condotte reiterate e coordinate fatti falsi a una persona tramite stampa, rischia una pena che va da 1 a 3 anni di carcere e una multa da 50.000 a 120.000 euro. Se la vittima risulta innocente, la pena può arrivare fino a 4 anni e mezzo di reclusione.
L’articolo 13 della legge sulla stampa, emanata nel 1948, era stato dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale con la sentenza n.150 del 2021, poiché prevedeva pene detentive, in contrasto con la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Con l’emendamento proposto da Berrino, si cerca di sostituire l’articolo 13 con una nuova disposizione che prevede solo sanzioni pecuniarie più elevate. Tuttavia, l’emendamento prevede anche la possibilità di pena detentiva, suscitando controversie sul rispetto della libertà di stampa e sulla proporzionalità delle sanzioni.
Il capogruppo del Partito Democratico in Commissione Giustizia, Alfredo Bazoli, ha espresso preoccupazione riguardo agli emendamenti presentati da Berrino. Secondo Bazoli, l’aumento delle pene per i giornalisti e delle sanzioni pecuniarie rischia di mettere a serio rischio la libertà di stampa. L’emendamento proposto solleva importanti questioni etiche e legali, ponendo in discussione l’equilibrio tra libertà di espressione e tutela della reputazione individuale.