Indagine su “patenti facili” a Milano
L’Unità investigazioni e prevenzione della Polizia Locale di Milano ha concluso un’indagine durata circa due anni per contrastare il fenomeno delle cosiddette “patenti facili”. Tra gli indagati 5 sono organizzatori della frode e oltre 30 i neopatentati che hanno usufruito del ‘servizio’.
Arresti domiciliari e perquisizioni
Al termine delle indagini coordinate dalla Procura, il gip ha emesso un ordine di arresti domiciliari a carico di una donna cinese, il dominus e organizzatore del sistema e diversi decreti di perquisizione a carico degli altri indagati. Tra di loro una guardia giurata in servizio presso la motorizzazione che eludeva di effettuare i controlli dei candidati durante le fasi d’esame e un agente della Polizia Locale che aveva il compito di fare il suggeritore da remoto per fornire le risposte dei quiz, il reclutatore dei candidati e i collaboratori.
Il quartiere di Chinatown al centro dello scandalo
L’ambito di intervento dell’indagine è stato il quartiere di Chinatown, dove gli aspiranti candidati per conseguire la patente di guida pagavano tra 3mila e 5mila euro per ottenere il titolo. Venivano istruiti sulle modalità per ricevere le giuste risposte ai quiz della prova d’esame, dando vita a un sistema fraudolento ben organizzato.
Sequestro di denaro contante e oggetti di lusso
Nella sede di un’autoscuola compiacente dove uno degli indagati lavora sono stati trovati e sequestrati 160mila euro in contante, orologi e altri oggetti preziosi. Inoltre, è stata rinvenuta la strumentazione elettronica utilizzata per la frode. Contestati numerosi reati tra cui l’intercettazione fraudolenta di comunicazioni relative ad un sistema informatico utilizzato dallo Stato; reati contro la pubblica amministrazione quali l’istigazione e la corruzione di una persona incaricata di un pubblico servizio e la corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio.
Conclusione dell’indagine e risvolti legali
L’operazione condotta dalle autorità competenti ha messo in luce il grave fenomeno delle “patenti facili” e ha portato alla luce un sistema di frode ben strutturato che coinvolgeva diverse figure, tra cui agenti di pubblica sicurezza e formatori. La vicenda conferma l’importanza della costante vigilanza e controllo per contrastare fenomeni illegali che minano l’integrità del sistema di certificazione delle abilità di guida.