Nel cuore della festa pasquale, Papa Francesco, spinto sulla sedia a rotelle, ha varcato la soglia della Basilica di San Pietro per presiedere la solenne Veglia Pasquale della Notte Santa. L’inizio del rito ha visto la benedizione del fuoco e la preparazione del cero pasquale, seguiti dalla processione verso l’Altare con il cero acceso e il canto dell’Exsultet. La Liturgia della Parola e la Liturgia Battesimale hanno celebrato l’amministrazione del sacramento dell’iniziazione cristiana a otto neofiti adulti provenienti da varie parti del mondo.
Durante la liturgia, oltre al battesimo, gli otto catecumeni hanno ricevuto anche la cresima e la prima comunione, segnando un momento significativo di ingresso nella comunità cristiana. Papa Francesco ha offerto questi sacramenti con profonda devozione e impegno spirituale, incarnando così il suo ruolo di guida spirituale e pastore per i fedeli.
In contrasto con le aspettative, il Pontefice ha rinunciato all’ultimo momento a partecipare al rito della Via Crucis al Colosseo, optando per preservare la sua salute in vista della Veglia e della Santa Messa della domenica di Pasqua. Questa scelta è stata dettata da uno stato di affaticamento per la lunga celebrazione nella Basilica e dalla volontà di evitare l’esposizione al freddo e all’umidità durante la Via Crucis. Il programma pasquale prevedeva la partecipazione del Papa alla Messa della Domenica di Pasqua in Piazza San Pietro e al tradizionale Messaggio pasquale con la Benedizione ‘Urbi et Orbi’ dalla Loggia centrale della Basilica vaticana.
Per la prima volta, Papa Francesco ha scritto personalmente le meditazioni lette lungo il percorso della Via Crucis, offrendo riflessioni profonde sulla sofferenza e sulle ingiustizie presenti nel mondo contemporaneo. Attraverso i suoi testi, il Pontefice ha amplificato le voci di coloro che soffrono a causa della guerra, delle violenze, dell’ingiustizia e dell’abbandono. Le sue preghiere sono state un richiamo alla solidarietà, alla compassione e alla speranza in un contesto segnato da sfide e sofferenze.
Durante la Via Crucis, la croce è stata portata non solo da religiosi ma anche da migranti, disabili e persone svantaggiate, evidenziando la natura inclusiva e universale del messaggio cristiano. Accanto al Papa, il cardinale vicario di Roma Angelo De Donatis ha condiviso il peso simbolico della croce, manifestando la solidarietà della Chiesa verso i più vulnerabili e emarginati della società.
Attraverso le sue meditazioni e preghiere, Papa Francesco ha richiamato all’attenzione la presenza costante di Cristo nelle situazioni di dolore, oppressione e marginalizzazione. Ha invitato i fedeli a riconoscere la sofferenza degli altri come una chiamata alla solidarietà, alla giustizia e all’amore compassionevole. Nel suo cammino lungo le stazioni della croce, il Pontefice ha offerto uno sguardo attento e partecipe alle molteplici forme di sofferenza presenti nel mondo contemporaneo.
La sofferenza e la speranza si intrecciano lungo il percorso della Via Crucis, illuminando la via verso una visione di fraternità, giustizia e pace per l’intera umanità.