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Riforma politica in discussione al Senato: il terzo mandato in pole position

Riforma politica in discussione al Senato: il terzo mandato in pole position - Milano CronacaLive

Nella giornata odierna, la Lega ha presentato in Aula al Senato un emendamento al decreto Elezioni riguardante il terzo mandato, precedentemente respinto in commissione. Tale emendamento propone una modifica delle norme sull’ineleggibilità, consentendo ai presidenti di Regioni di ricoprire tre mandati consecutivi. La proposta si riferisce ai mandati successivi alle elezioni tenutesi dopo l’entrata in vigore delle leggi regionali di attuazione. I sottoscrittori dell’emendamento sul terzo mandato sono i senatori leghisti Tosato, Bizzotto, Stefani, Pirovano e Spelgatti.

Disaccordo tra alleati di governo e necessità di decisione in Aula

L’emendamento presentato dalla Lega non ha trovato l’approvazione degli altri partiti alleati della maggioranza, come Fratelli d’Italia e Forza Italia. Il governo, di conseguenza, si appresta a rimettere la questione all’attenzione dell’Aula del Senato per valutare il correttivo proposto dalla Lega. Questa decisione del governo segue la stessa linea adottata in commissione qualche settimana fa, quando l’emendamento è stato bocciato.

Iniziativa del Partito Democratico: confronto e collaborazione per una riforma strutturale

Nel frattempo, il Partito Democratico ha depositato in Senato un ordine del giorno relativo al decreto Elezioni e al terzo mandato. L’odg, redatto dal capogruppo Francesco Boccia, impegna il governo a avviare, in collaborazione con il Parlamento, la Conferenza delle regioni e l’Associazione Nazionale Comuni Italiani , un percorso di riforma per migliorare la rappresentatività e l’efficienza di Comuni e Regioni. Tra i temi da affrontare vi è la ridefinizione del numero dei mandati consecutivi per gli organi di vertice degli enti territoriali, il rafforzamento dei meccanismi di governo e il ruolo delle assemblee elettive. Il Pd evidenzia che il decreto Elezioni, incentrato sulle consultazioni del 2024, non è il contesto adatto per disciplinare il numero dei mandati dei sindaci, suggerendo una revisione più ampia dell’ordinamento degli enti locali e del sistema di governo regionale.