Nel cuore della Lombardia, precisamente nelle province di Como, Lodi, Monza Brianza, Milano, Pavia e Varese, si è consumata una brutale vicenda, portata alla luce dalle forze dell’ordine. Cinque individui sono stati arrestati con l’accusa di pedopornografia, uno dei quali è stato denunciato anche per abusi su tre minorenni, perpetrati nel corso di lunghi anni. Un colpo durissimo inferto a una rete criminale che ha lasciato dietro di sé una scia di orrore e sofferenza.
Le operazioni svolte dagli agenti di polizia hanno portato alla luce la presenza di un vasto quantitativo di materiale pedopornografico, frutto del lavoro dei cinque individui coinvolti. Ciò che emerge dalle indagini è la crudele pratica di indurre giovanissimi, alcuni dei quali soli sette o otto anni, a compiere atti sessuali in diretta streaming, per il piacere malato di chi si cela dietro lo schermo. L’azione investigativa è stata determinante nel bloccare le attività di violenza sessuale, svolta con metodologie sempre più raffinate e oscure, che hanno portato alla luce anche la sconcertante condivisione online di video contenenti abusi su neonati, privi di qualsiasi difesa.
L’indagine condotta dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Milano, con la collaborazione della Procura milanese e del Centro Nazionale per il contrasto alla pedopornografia online del Servizio Polizia postale e delle comunicazioni, ha rappresentato un tassello fondamentale nella lotta contro un crimine tanto odioso quanto diffuso. Grazie alla segnalazione proveniente da un canale di cooperazione internazionale di polizia, sono stati individuati e arrestati gli autori di atti tanto ripugnanti, sventando così potenziali futuri danni inflitti a esseri indifesi.
L’operazione Ontario 3, coordinata dalla Polizia Postale di Milano, ha permesso di analizzare ben 117.000 connessioni, individuando 26 soggetti coinvolti nel giro della pedopornografia, di cui i cinque arrestati erano già noti agli inquirenti per reati simili. La modalità di azione degli indagati, volta a mantenere l’anonimato durante lo scambio di materiale illecito, si è rivelata estremamente sofisticata, utilizzando profili social creati con dati falsi e connessioni internet non direttamente riconducibili ai responsabili. Grazie all’impiego di tecniche all’avanguardia e alla determinazione dei detective specializzati, è stato possibile identificare un numero consistente di individui coinvolti nel giro della pedopornografia, sequestrando numerosi dispositivi informatici contenenti migliaia di file illegali, pronti a diffondersi ulteriormente come un virus maligno.