I contratti a termine rappresentano una modalità di rapporto di lavoro che si discosta dal classico contratto a tempo indeterminato tra datore di lavoro e dipendente. È importante comprendere le regole e le limitazioni che regolano questo tipo di contratto, soprattutto in vista del corrente anno 2024.
La normativa vigente, sancita dal Decreto 81 del 15 giugno 2015, impone precise limitazioni sull’utilizzo dei contratti a termine. Questi contratti possono avere una durata massima di 12 mesi, salvo specifiche eccezioni legate a determinate causali che ne giustificano la proroga fino a un massimo di 24 mesi.
All’interno dei 24 mesi di durata complessiva, un contratto a termine può essere prorogato fino a un massimo di 4 volte, a condizione che siano rispettate le causali previste dalla legge. Al superamento di questo limite, il contratto si trasforma automaticamente in un rapporto a tempo indeterminato. È cruciale ricordare che la mancanza di causali valide comporta la trasformazione automatica del contratto.
L’istituto dello stop and go impone un periodo di attesa tra la scadenza di un contratto a termine e l’avvio di un altro. Questo intervallo varia in base alla durata del contratto precedente e ha lo scopo di regolare le ripetute assunzioni a termine per evitare abusi e favorire la stabilità del rapporto di lavoro.
Oltre la durata massima di 24 mesi, un contratto a termine può protrarsi mediante una maggiorazione retributiva a beneficio del dipendente. Tuttavia, se il periodo di tolleranza stabilito è superato, il contratto si trasforma automaticamente in un rapporto a tempo indeterminato. È inoltre fondamentale considerare che l’interruzione anticipata di un contratto a termine è possibile solo in presenza di gravi condotte da parte del datore di lavoro o del dipendente che ledono il vincolo fiduciario.
Tieniti informato sulle ultime novità riguardanti il mondo del lavoro iscrivendoti alla Newsletter LeggiOggi, per rimanere sempre aggiornato sulle ultime evoluzioni normative e giuridiche.