L’iconografia vegetale nella cultura antica

Nel profondo dialogo tra alberi, umani e divinità che permeava la Roma antica, si intravede un intreccio simbolico e metaforico che ritrasmette la natura stessa dell’esistenza. Le piante, considerate da figure illustri come rami e braccia degli umani, foglie e capelli, rivelano una connessione continua e indivisibile con l’universo umano. Mario Lentano, docente di Lingua e letteratura latina all’Università di Siena, esplora questa intricata relazione nelle pagine di *”Vissero i boschi un dì”, offrendo uno sguardo penetrante sulla vita culturale degli alberi nell’antica Roma.*

Le origini filosofiche del pensiero botanico

Partendo dall’analisi di antiche opere e versi che esprimono la malinconica nostalgia per un passato animato da una divina presenza nella natura, Lentano si addentra nelle radici del pensiero botanico greco. Rivisitando le definizioni di figure come Platone e Aristotele, si delinea un panorama affascinante in cui gli alberi rappresentano non solo esseri viventi, ma anche portatori di significati divini e simbolici. Attraverso l’analisi etimologica dei nomi e dei ruoli assegnati agli alberi dagli antichi, emerge un’affascinante complessità di connessioni tra la flora e l’essenza stessa dell’universo.

L’intersezione divina e botanica

Uno dei punti salienti dell’opera di Lentano riguarda l’identità botanica degli dèi, evidenziata anche da antichi autori come Plinio il Vecchio. Il concetto che i boschi siano templi divini in cui specie arboree sono dedicate a specifiche divinità apre uno spiraglio sulla profonda connessione tra il divino e il vegetale. Leggende e miti antichi si intrecciano con il destino di famosi personaggi come Virgilio e Alessandro Magno, i cui successi e virtù sembrano preannunciati dalle piante e dagli alberi che li circondano. Questo intreccio tra il mito e la natura rivela una profonda simbiosi tra la visione del mondo antico e la sua rappresentazione vegetale.

L’arte dell’innesto e la relazione uomo-vegetale

Infine, Lentano esplora il tema degli innesti, dove la pratica apparentemente banale dell’unione di piante rivela un profondo legame tra l’uomo e il regno vegetale. Attraverso suggestioni poetiche e filosofiche, l’autore delinea la complessa relazione tra l’innesto come “adulterio” vegetale e la concezione dell’anima delle piante stesse. Questo intricato intreccio tra simboli, metafore e pratiche botaniche antiche rivela una visione del mondo permeata da una profonda sacralità della natura e della sua interazione con l’essere umano.

Il lavoro di Mario Lentano, riflesso nel libro *”Vissero i boschi un dì”, si rivela non solo un’indagine accademica sulla cultura degli alberi nell’antica Roma, ma anche un viaggio emozionante alla ricerca delle radici profonde che legano uomo e vegetale. Attraverso un’analisi lucida e appassionata, l’autore ci invita a riconsiderare la complessa rete di significati e connessioni che sottendono alla nostra concezione del mondo vegetale e della sua intersezione con l’umano.*